Nitti e l'uva acerba
(19 ottobre 1917)


      L'on. Nitti si era trovato l'altro giorno — lui non proletario lui non rappresentante di interessi precisamente proletari — accanto ai socialisti ufficiali e leninisti che ha tuteggiato con la più grande amabilità invero come per varare la sua candidatura al ministero. Ci consta che egli attendeva da tempo questa crisi o una crisi qualunque.
      Durante il periodo della sua missione in America egli era impaziente di tornare perché temeva di «mancare» l'occasione propizia e quando sbarcò sano e salvo in Francia fu così vivo il suo senso di delusione di fronte alla situazione ministeriale italiana che sembrava abbastanza solida che non fece allora mistero del suo pessimismo sulle condizioni dell'Italia alla vigilia del terzo inverno di guerra; e di tale pessimismo è satura quella lettera ai suoi elettori di Muro Lucano che è rimasta fino ad oggi inedita ma la cui intonazione era marcatamente disfattista. Tornato dall'America al suo passaggio da Torino l'on. Nitti si è precipitato all'Hotel Boulogne per riverire Giolitti; e poiché Giolitti non c'era l'on. Nitti lasciò il biglietto da visita.
      Questo episodio — dalle apparenze banali — è invece di una enorme significazione in quanto denota nell'on. Nitti uno stato d'animo «perdutamente e smaccatamente giolittiano». Quel biglietto da visita non è solo un gesto di amicizia personale ma qualche cosa di più. Ha un senso politico. È un omaggio al «.parecchio» di bulowiana memoria. Del resto ci risulta che quella dei biglietti da visita è una specie di mania del deputato di Muro Lucano. In questi giorni egli ne ha lasciato qua e là molti altri negli alberghi di Roma che ospitano industriali ed armatori genovesi senatori lombardi; e — particolare gustosissimo — chi aiuta molto l'on. Nitti in questa sua fatica di esibizionismo ministeriale è precisamente l'on. Ciraolo che — se non c'inganniamo — appartiene al gruppo radicale.

(segue...)