Decidersi
(17 ottobre 1917)


      La nostra politica interna torna in questa ripresa parlamentare nuovamente all'onore della discussione di prima linea. Da varie parti si intima ancora una volta all'on. Orlando di scegliere una strada e un metodo. Anche i neutralisti rossi con una discrezione di linguaggio che stupisce alquanto pongono l'on. Orlando davanti all'eterno amletico «essere o non essere». È chiaro che esso significa per i socialisti ufficiali una politica di libertà che conduca gradatamente o violentemente ad una pace qualunque.
      Non c'è da meravigliarsi se la politica interna è quella che più appassiona gli animi e più li divide. Accade così in tutte le nazioni belligeranti e forse in proporzioni maggiori che da noi. Accadeva così anche quando i tempi erano normali. In Italia la materia di una discussione sulla politica interna è varia ed abbondante perché presenta due aspetti e deve rispondere a due necessità: luna propriamente politica che si riferisce in genere alla tutela dell'ordine pubblico; l'altra economica e sociale che ha per oggetto l'approvvigionamento ed il consumo.
      Fino ai cosiddetti «fatti di Torino» la politica dell'on. Orlando malgrado le significative per quanto limitate e superficiali avvisaglie del maggio fu inspirata al criterio di concedere il massimo di libertà anche ai partiti postisi deliberatamente sul terreno antinazionale. Al ministero degli interni si riteneva che una politica diversa avrebbe pregiudicato il corso della guerra. È stato detto ed è verità che il governo cercava con questa tattica di disarmare i socialisti ufficiali e perciò certe dichiarazioni di taluni di essi fra i più autorevoli una volta e non più oggi parevano accreditare questa tattica e consacrarla al successo. Ma nel fondo fermentava il leninismo che Turati tentava invano più tardi di sconfessare nelle colonne della sua rivista ignota alla folla dei tesserati.

(segue...)