Dalla zona del Rombon
(febbraio 1916)


      Lettera a Giuseppe De Falco.

      Dalla zona del Rombon febbraio.
      Carissimo
      mi trovo come già ti ho scritto da parecchi giorni in trincea nella zona del Rombon (Alto Isonzo).
      Sono arrivato al reggimento nel momento in cui la mia compagnia levava le tende o meglio abbandonava i baraccamenti invernali — dopo un meritato ma beve riposo — per recarsi alla nuova posizione.
      Sono stato accolto colle più toccanti manifestazioni d'affetto e di simpatia; i vecchi commilitoni che hanno con me diviso i disagi ed i rischi delle trincee sullo Javorcek mi hanno abbracciato e baciato come si fa con un buon amico lungamente atteso.
      Ho trovato molti ufficiali giovanissimi coi quali vivo nella più grande dimestichezza.
      Lo Javorcek sassoso e calcinoso era duro ma la posizione che occupiamo attualmente è più dura assai.
      Siamo a 1700 metri d'altezza e viviamo tra la neve. Quasi tutte le notti si monta di guardia alla trincea avanzata che dista da quella austriaca non più di 80-90 metri. La trincea è scoperta e di notte il freddo si fa sentire: 15-20 gradi sotto zero.
      Spettacolo meraviglioso di grandi montagne: l'occhio — nei giorni di azzurro — giunge sino alla pianura dell'Alto Veneto... Lontano laggiù si profilano incerti la laguna e il mare.
      I rischi sono i soliti della trincea: qualche cannonata e il fuoco della fucileria. Perdite finora non gravi. Qualche morto qualche ferito. L'altra notte sono andato anch'io a portare dei reticolati oltre la nostra trincea. Mi ero vestito tutto di bianco: nessun incidente!

(segue...)