Il bastone di... caporale
(25 ottobre 1915)


      Lettera ai redattori del Popolo d'Italia.

      Da una trincea avanzata 25 ottobre 1915.
      Carissimi amici
      trovo nel nostro Popolo notizia della geniale invenzione diffamatoria a mio danno fatta circolare fra le tribù semiantropoidi stabilite nella gran terra di Romagna a esercitarvi la rimunerativa «industria statale dell'argine».
      La cosa mi ha divertito assai. È infatti di un grottesco spaventevole. Fotografia al lampo di magnesio. Qualcuno che si ostinava a non credere avrà — volendo — motivo e occasione di misurare il grado di perversione e di abbrutimento cui pervengono i bigotti di tutte le chiese.
      Qualcun altro potrà chiedere — melanconicamente — come e qualmente la Romagna abbia potuto così a lungo e impunemente scroccare la fama di «forte e generosa». Quesiti ai quali ho già — per mio conto — risposto. Il destino è così stravagante che — forse — non accorderà ai «mangiatori di cadaveri» il pasto ch'essi prediligono e attendono con troppo evidente impazienza.
      Io mi trovo infatti da quaranta giorni continuamente al fuoco e sotto al fuoco di giorno e di notte; mi sono scoppiati attorno bombe shrapnels granate e obici di varia natura e di differenti dimensioni; non parlo delle fucilate alle quali nessuno bada più; eppure sono ancora vivo e dotato di un appetito formidabile. Il «morale» poi è tale che mi rende preparato a qualsiasi evento. Tutto va almeno per me panglossianamente come nel migliore dei possibili modi in guerra.
      Quanto al mio contegno in trincea esso è stato oggetto di particolare elogio da parte dei miei superiori. Di più: il mio capitano mi ha proposto per l'avanzamento al grado di caporale con una serie di motivazioni lusinghiere assai. Come vedete ho anch'io nello zaino il bastone... di caporale per il momento! Infine qui la vita si vive in piena comunità di rischi e di disagi e all'aperto per quanto lo permettono i nemici.

(segue...)