L'altra sponda
(26 maggio 1915)


      Le cannonate austriache lungo il litorale italiano dell'Amarissimo da Venezia a Barletta pongono fine a un dubbio troncano una polemica ci rivelano una ferrea necessità. Si è molto discusso prima della guerra sul diritto dell'Italia al riacquisto della sponda orientale della Dalmazia. C'erano quelli che rinunciavano — tout court — al possesso della Dalmazia che nei loro calcoli troppo neutralisticamente antimachiavellici doveva essere eventualmente divisa fra Austria-Ungheria e Serbia; c'erano quelli che volevano limitare il diritto di possesso dell'Italia a qualche isola dell'arcipelago dalmata e questa era all'8 di aprile una «controproposta» dell'on. Sonnino; c'erano quelli che rivendicavano il litorale e la costa e anche — infine — quelli che volevano estendere la giurisdizione italiana dall'arcipelago al litorale e dal litorale sino alla cresta delle Alpi Dinariche. Ricordiamo il nostro punto di vista che si basava su questi postulati fondamentali. Primo: esclusione assoluta dell'Austria-Ungheria dall'Adriatico. Secondo: possesso assoluto dell'arcipelago dalmata e della zona litoranea abitata da italiani o necessaria — per ragioni strategiche — all'Italia. Terzo: leale intesa colla Serbia per assicurare alla giovane nazione slava una zona di sbocco mercantile nell'Adriatico o per salvaguardare i nuclei dispersi o superstiti dell'italianità.
      Ora il bombardamento avvenuto l'altro giorno delle nostre città costiere — indifese ed aperte — riduce allo stesso denominatore comune tutti i punti di vista attorno ai quali fu così viva la polemica durante la neutralità e l'unico punto di vista è questo: le coste adriatiche dell'Italia non saranno mai sicure sino a quando l'arcipelago e il litorale dalmata saranno posseduti dall'Austria. È necessaria quindi la conquista dell'arcipelago e del litorale dell'opposta sponda: il che significa — in altri termini — che occorre bandire per sempre l'Austria da un mare che non è suo. «Non il possesso di Pola — ci scrive appunto Alessandro Dudan vicepresidente del comitato centrale prò Dalmazia italiana — bensì il dominio sui porti e sui canali insulari della Dalmazia permette all'Austria-Ungheria di molestare impunemente con un paio di cacciatorpediniere di aeroplani di sommergibili tutta la costa adriatica della penisola nostra e con ciò pure di paralizzare tutte le nostre comunicazioni marittime e in parte quelle ferroviarie lungo l'Adriatico.» Verissimo. Mentre la costa e l'arcipelago dalmata offrono una naturale e formidabile serie di basi di operazione la costa italiana ha tale conformazione che non offre rifugio o nascondiglio sicuro a navigli di qualche efficienza.

(segue...)