Disciplina?
(11 aprile 1915)


      Ancora una volta — e non sarà l'ultima — i fastidiosi e semiufficiosi pedagoghi dell'Italia neutrale ci hanno impartita la lezione. Ci hanno cioè consigliati di star bonini di mettere il «cuore in pace» di attendere con fiduciosa aspettazione la «provvidenza» governativa. Pare quasi inverosimile al Giornale d'Italia che ci sia del «nervosismo» nei giornali dell'ingratitudine nel paese. È certo che il Giornale d'Italia preferirebbe il viceversa: una stampa addomesticata che fa la cronaca della guerra e per ciò che riguarda l'Italia si rimette all'altissimo senno dei suoi ministri; un paese acefalo che modella la sua opinione sullo stampo di qualsiasi «fatto compiuto». Ora le minoranze «nervose e irrequiete» che esistono e che noi — con maggiore o minore fortuna — rappresentiamo non accettano le «paternali» semiufficiose e respingono — come indegna di un popolo civile e arbitro dei suoi destini — la disciplina «coatta» dell'inazione e dell'impotenza la disciplina complice dei «negozi»...
      Ma prima di tutto perché il Giornale d'Italia non ricerca le cause di questo «stato d'animo» che potrebbe domani estrinsecarsi nelle forme della violenza e della rivolta? In fin dei conti non potrebbe essere esorbitante questa pretesa del governo di imporre una «disciplina» morale della neutralità di un regime che prolungandosi oltre il lecito è la negazione di ogni «morale»? Ha il governo il diritto di esigere la disciplina e il silenzio dei cittadini italiani? Discutiamo. Le cause del «nervosismo» dell'indisciplina morale sono in relazione col sistema di politica seguito dai governanti d'Italia.
      Da nove mesi essi considerano il popolo italiano come una collettività di pupilli di minorenni di deficienti. Da nove mesi noi tutti viviamo in uno stato spaventevole di oscurità. Nessun popolo ebbe mai i suoi nervi messi — per tanto tempo — a così dura prova. O il popolo italiano non ha nervi — come certi viscidi insetti — o li ha fortissimi. Noi tutti sentiamo che insieme con quello delle nazioni impegnate nel conflitto anche il nostro destino è in gioco. Ma non sappiamo nulla. Siamo ciurma vile che deve rimettersi completamente nelle mani del pilota. Il popolo italiano è dunque una ciurma? Tutti gli altri popoli sono stati «illuminati» sulle origini le fasi l'epilogo stesso della guerra. C'è ormai una biblioteca intera di libri diplomatici di pubblicazioni militari di discorsi di re e di ministri. In Italia niente. Il «Libro verde» annunciato è rimasto inedito in qualche polveroso scaffale della consulta di dichiarazioni ce n'è stata una sola e insignificante: quella dell'on. Salandra alla camera nella seduta del tre dicembre. L'unico sprazzo di luce concesso al popolo italiano è venuto dall'on. Giolitti colla sua famosa — ma concertata coll'on. Salandra — rivelazione sui propositi austriaci di muover guerra alla Serbia sin dall'agosto del 1913. Sono state intavolate delle trattative fra l'Italia e l'Austria e il governo non ha sentito il pudore elementare di annunciarlo in forma ufficiosa agli italiani. Non chiediamo il diario delle trattative né l'oggetto delle medesime né i verbali dei colloqui: chiediamo che il governo con un semplice comunicato della Stefani confermi o smentisca l'esistenza delle trattative. Nemmeno questo. I governanti italiani sono impenetrabili e freddi come le sfingi egiziane. Il popolo — malgrado il suffragio universale — deve obbedire tacere e rassegnarsi — quando sarà l'ora — al fatto compiuto. E basta.

(segue...)