Se mi salvo la vita è un caso .
Diario di Guerra di Antonio Adamoli (1916-1918)

a cura di Federico Adamoli


Pagina 1 di 47       

%


La guerra è il massacro di milioni di persone che non si conoscono,
nell’interesse di poche persone che si conoscono benissimo ma non si massacrano.


Louis Ferdinand Destouches

Premessa

       La diaristica della prima guerra mondiale annovera ben poche eccezioni tra le testimonianze pubblicate da chi partecipò alle sofferenze del conflitto, opera in gran parte dei casi di ufficiali, il più delle volte borghesi di buona cultura, se non letterati. A causa della scarsa alfabetizzazione dell'epoca i racconti dei soldati ignoranti erano affidati al racconto orale, al sentito dire dei vecchi del paese.
       Altro aspetto significativo da tenere in considerazione è la tempistica nella quale i diari furono realizzati: se la narrazione fatta “in loco”, nella penombra delle trincee, acquista uno spessore ed una drammaticità veramente notevole, la ri-scrittura operata a distanza di decenni ha portato inevitabilmente, nella stratificazione dei ricordi, nella idealizzazione, ad una descrizione in taluni casi edulcorata, nel tentativo di fare della letteratura. Quindi le immagini della guerra non sono più quelle del reduce, bensì del protagonista che la idealizza, distorcendo inconsapevolmente anche la portata del ruolo personale.